Nella quinta edizione del Geo economy talk organizzato da Rcs Academy in collaborazione con il Corriere della Sera dedicato ai “Nuovi equilibri economici globali”, si è parlato ieri di “Promuovere il credito sul territorio a supporto dell’economia reale”: sono intervenuti Lino Enrico Stoppani, Vice Presidente Vicario Confcommercio e Salvatore Vescina, Responsabile Credito, Incentivi e Politica di Coesione Confcommercio. Secondo Stoppani, “non esiste una buona economia se non esiste un buon sistema bancario”. Parlando del sistema del credito, il vice presidente di Confcommercio ha sottolineato che “nel nostro Paese esiste un problema di erogazione a favore delle micro e piccole imprese e non solo perché e cresciuta la dimensione del rischio o sono aumentati i tassi”.
“E’ cambiata l’erogazione del credito che sta diventando da un credito relazionale ad un credito algoritmico basata sulla valutazione qualitativa del bilancio, che penalizza le aziende che hanno una carenza digitale e che non hanno una storia dal punto di vista creditizio creando in questo modo un’asimmetria inaccettabile”.
Il tema è anche quello che la rete bancaria è profondamente cambiata rispetto agli anni Novanta: “Da cento banche attive sul territorio italiano – ha detto Stoppani – oggi ci sono solo 432 istituti di credito. E la fusione tra le banche, oltra alla riforma delle banche popolari e quella delle banche del credito cooperativo, ha allontanato le piccole banche di territorio dalle imprese locali”.
Stoppani ha poi concluso il suo intervento osservando che gli indicatori ESG (Environmental, Social, Governance) che sono utilizzati per valutare le prestazioni e il rendimento delle aziende in relazione a questioni ambientali, sociali e di governance, “sono indubbiamente fondamentali ma non bisogna, in nome della giusta transizione ecologica, mettere paletti insormontabile alle micro imprese che rischiano di avere sempre più difficoltà per accedere al credito”.
Per Salvatore Vescina, “ci sono 2 terreni di azione: quello delle politiche pubbliche e quello delle politiche associative”. “Le politiche pubbliche – ha detto Vescina – prevedono da una parte gli incentivi e dall’altra le regolazione. Tra gli incentivi c’è il fondo di garanzia per le Pmi, che finora ha erogato 300 miliardi di euro”. “Il problema – ha osservato Vescina – è che lo stesso Fondo è oggetto di una riforma e un tavolo di confronto tra le associazione, il Mimit e il Mef. I criteri allocativi della riforma rischiano di ridurre le garanzie verso le pmi e trasferire un po’ più di risorse per aziende più strutturate”.
“Sarebbe stato meglio avere uno strumento separato per micro e piccole imprese e uno per le grandi. Sul tema delle regolazione bisogna fare una riflessione: il nostro credito dei territori (banche popolari e banche di credito cooperativo) è vigilato dalla Bce cosa che in altri Paesi d’Europa non è prevista”. Vescina ha quindi affrontato il tema del credito e dei criteri di erogazione: “Dal 2001 ad oggi il credito alle microimprese si è ridotto del 35%. Alle Pmi non si chiede di produrre una reportistica ma poi gli si chiede dei produrre dei modelli di rating improponibili”.
Il Responsabile Credito ha concluso ricordando le richieste di Confcommercio che “chiede un maggiore coordinamento delle politiche pubbliche” e le proposte della Confederazione per “alzare il livello di educazione finanziaria dei nostri imprenditori nel rapporto con le banche. Stiamo mettendo in piedi anche un servizio di consulenza pre-creditizio aiutando l’imprenditore nel capire il proprio rating di posizionamento”.